Parvovirosi del cane

La parvovirosi canina è una malattia virale grave e altamente contagiosa, causata dal parvovirus canino di tipo 2 (CPV-2). Provoca vomito, diarrea emorragica, febbre, letargia e disidratazione, colpendo soprattutto i cuccioli non vaccinati.

Parvovirosi canina: virus intestinale

La parvovirosi canina è una malattia virale altamente contagiosa che colpisce soprattutto i cuccioli e i cani senza vaccino, causando una forma di gastroenterite particolarmente aggressiva. Il virus attacca principalmente la mucosa intestinale, provocando gravi danni. Questo porta alla comparsa di sintomi come diarrea emorragica, vomito, febbre e rapida disidratazione, rendendo necessario un intervento veterinario tempestivo per aumentare le possibilità di sopravvivenza.

Come evitare il contagio? Si trasmette all’uomo?

Diagnosi

Il parvovirus si trasmette principalmente attraverso il contatto con feci infette, ma la diffusione può avvenire anche tramite superfici, oggetti e persino il pelo. Le scarpe, i vestiti e le mani delle persone che entrano in contatto con un ambiente contaminato possono favorire indirettamente la propagazione del virus. Data l’elevata resistenza del patogeno, che può sopravvivere nell’ambiente per diversi mesi, è essenziale adottare misure di prevenzione efficaci per ridurre il rischio di contagio tra animali. La vaccinazione rappresenta la protezione più sicura ed efficace. I cuccioli non completamente vaccinati dovrebbero essere tenuti lontani da luoghi pubblici frequentati da altri cani come parchi o pensioni.

La disinfezione degli ambienti riveste un ruolo cruciale nella prevenzione. I comuni detergenti non sono sufficienti a eliminare il virus, ma la candeggina diluita in acqua in una proporzione di 1:30 si è dimostrata efficace nella neutralizzazione del patogeno. Pulire pavimenti, ciotole, cucce e oggetti con questa soluzione aiuta a limitare la diffusione del virus. Se un cane si ammala, deve essere isolato immediatamente dagli altri animali domestici, e i proprietari devono adottare rigorose norme igieniche per evitare il trasporto involontario del virus.

La parvovirosi canina non si trasmette all’uomo. Il parvovirus canino è specifico per i canidi e non rappresenta un pericolo per la salute umana. Tuttavia, chiunque entri in contatto con un cane infetto o con superfici contaminate può trasportare involontariamente il virus su vestiti, scarpe o mani, contribuendo alla sua diffusione tra altri animali. Per questa ragione, è importante lavarsi accuratamente le mani dopo aver maneggiato un cane malato e cambiare gli indumenti prima di interagire con altri cani sani.

Quanto dura la parvovirosi canina? Incubazione e decorso

Il periodo di incubazione del virus varia generalmente da tre a sette giorni. Durante questo lasso di tempo, il cane infetto può non mostrare sintomi evidenti, ma è già in grado di diffondere il virus attraverso le feci. Il decorso della malattia può variare a seconda della rapidità con cui viene avviato il trattamento. Nei casi più gravi, il cane può morire entro 48-72 ore dall’insorgenza dei sintomi, soprattutto se la disidratazione non viene contrastata con fluidoterapia intensiva. Se il trattamento è tempestivo e il cane risponde bene alle cure, il miglioramento può iniziare dopo cinque-sette giorni. Tuttavia, anche dopo la guarigione apparente, l’animale può continuare a eliminare il virus con le feci per diverse settimane, rimanendo una fonte potenziale di contagio. Per questo motivo, i veterinari raccomandano di mantenere il cane isolato dagli altri animali e di proseguire le misure igieniche per almeno un mese dopo la guarigione clinica.

Sintomi: febbre, diarrea emorragica

La malattia si manifesta improvvisamente con abbattimento e perdita dell’appetito, seguiti da febbre e spossatezza. Il vomito diventa presto insistente e accompagnato da una diarrea liquida di colore scuro, spesso con tracce di sangue. L’odore delle feci è particolarmente forte e riconoscibile, un segnale distintivo della presenza del virus. La rapida perdita di liquidi porta a una disidratazione severa, che aggrava ulteriormente lo stato generale del cane. Se non trattato, l’animale può andare incontro a shock e insufficienza multiorgano, con un elevato rischio di mortalità, specialmente nei soggetti giovani e nelle razze più predisposte, come Rottweiler, Dobermann, Labrador Retriever e Pastore Tedesco.

Come capire se il cane ha la parvovirosi?

La diagnosi dell’infezione da parvovirus si basa su una combinazione di sintomi clinici, anamnesi e test diagnostici specifici. Un cane infetto presenta spesso letargia, vomito e diarrea emorragica con un odore particolarmente pungente, segni tipici che fanno sospettare immediatamente l’infezione da parvovirus. Il veterinario raccoglie informazioni sulla storia vaccinale e sull’eventuale esposizione ad ambienti o cani potenzialmente infetti, valutando anche lo stato di disidratazione e le condizioni generali dell’animale.

Come diagnosticare la parvovirosi del cane? Il test ELISA

Il test diagnostico più comune è il test ELISA sulle feci, che rileva la presenza del parvovirus in pochi minuti. Tuttavia, nei primi giorni dell’infezione da parvovirus o nei casi in cui la carica virale nelle feci sia bassa, il risultato può essere un falso negativo. Per questo motivo, se il sospetto clinico rimane alto nonostante un test negativo, il veterinario può ricorrere a metodi più sensibili come la PCR, che identifica il materiale genetico del virus con maggiore precisione. Gli esami del sangue sono utili per monitorare lo stato di salute generale del cane e spesso rivelano una leucopenia marcata, ossia una drastica riduzione dei globuli bianchi, segno caratteristico della parvovirosi.

Come si cura la gastroenterite?

Il vaccino come prevenzione

Il trattamento della gastroenterite causata dal parvovirus non prevede una terapia antivirale specifica, ma si basa su cure di supporto intensive per contrastare la disidratazione e le complicanze secondarie. Il pilastro principale della terapia è la fluidoterapia endovenosa, necessaria per ripristinare l’equilibrio idrico ed elettrolitico compromesso dalla grave perdita di liquidi dovuta a vomito e diarrea. Nei casi più critici, si somministrano soluzioni contenenti glucosio e potassio per correggere gli squilibri metabolici e prevenire l’ipoglicemia, particolarmente rischiosa nei cuccioli.

Per controllare il vomito e favorire la reidratazione, si utilizzano farmaci antiemetici come il maropitant o il metoclopramide. Gli antibiotici ad ampio spettro sono spesso necessari per prevenire infezioni batteriche secondarie, poiché la distruzione della mucosa intestinale rende l’organismo vulnerabile alla proliferazione di batteri patogeni. La somministrazione di analgesici è talvolta indicata per alleviare il dolore addominale intenso. Se il cane è in grado di tollerare il cibo, l’alimentazione enterale precoce può migliorare il recupero intestinale, favorendo la riparazione della mucosa danneggiata.

Il monitoraggio continuo degli animali ricoverati è fondamentale per adattare il trattamento alle loro esigenze. I cani che rispondono positivamente alla terapia mostrano un miglioramento entro cinque-sette giorni, con una progressiva riduzione del vomito e della diarrea. Una volta dimessi, devono rimanere isolati dagli altri animali per diverse settimane, poiché possono continuare a eliminare il virus con le feci e rappresentare un rischio di contagio.

Le linee guida WSAVA

Le linee guida della World Small Animal Veterinary Association (WSAVA) forniscono indicazioni fondamentali per la gestione della parvovirosi e la prevenzione. La vaccinazione rimane la misura più efficace per proteggere i cani dalla malattia e dovrebbe seguire un protocollo ben definito, iniziando a sei-otto settimane di età con richiami regolari fino a sedici settimane, seguiti da booster annuali o triennali in base al rischio di esposizione. Le linee guida sottolineano l’importanza di utilizzare vaccini di alta qualità, preferibilmente con virus vivi attenuati, per garantire una protezione ottimale.

Oltre alla vaccinazione, la WSAVA raccomanda misure di biosicurezza rigorose nei rifugi, negli allevamenti e negli ambulatori veterinari per ridurre la diffusione del virus. La pulizia accurata degli ambienti con disinfettanti efficaci contro il parvovirus, come la candeggina diluita, è essenziale per minimizzare il rischio di trasmissione. L’isolamento dei cani infetti e il controllo del traffico di persone e animali nelle strutture veterinarie aiutano a prevenire epidemie.

Le indicazioni della WSAVA evidenziano anche l’importanza di una gestione terapeutica basata sulle evidenze scientifiche più recenti. Il trattamento deve essere personalizzato in base alla gravità della malattia, con un’attenzione particolare alla fluidoterapia aggressiva nei casi più critici. L’uso di terapie sperimentali, come i sieri iperimmuni o gli antivirali specifici, è ancora oggetto di studi e non è attualmente raccomandato come standard di cura.

L’assicurazione veterinaria è fondamentale per la prevenzione e il trattamento della parvovirosi canina. Le formule Santévet coprono i costi della vaccinazione, essenziale per proteggere il cane, e delle cure intensive necessarie in caso di infezione. La terapia per la parvovirosi può essere molto costosa, includendo ricovero, fluido terapia, farmaci e monitoraggio veterinario. Avere un’assicurazione riduce il peso economico sui proprietari, garantendo al cane accesso immediato alle cure e maggiori possibilità di sopravvivenza.