La castrazione del gatto maschio

Per i gatti maschi, esistono due principali tipi di castrazione: chirurgica, il metodo più comune e definitivo che comprende diverse tecniche (orchiectomia, tecnica senza sutura), e chimica, meno comune per i gatti, ma privilegiata nei casi in cui la castrazione chirurgica non sia immediatamente possibile o desiderata.

Orchiectomia: intervento di rimozione dei testicoli

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L’orchiectomia è l’intervento chirurgico che prevede la rimozione dei testicoli del gatto maschio. È una pratica comunemente adottata per prevenire la riproduzione indesiderata e ridurre i comportamenti legati agli ormoni sessuali, come la marcatura territoriale, l’aggressività e il vagabondaggio. Questo intervento è consigliato dalla maggior parte dei veterinari, poiché comporta benefici sia per il gatto che per i proprietari.

L’orchiectomia si esegue sotto anestesia generale. Dopo una preparazione preoperatoria, il veterinario pratica una piccola incisione nello scroto o vicino ad esso. I testicoli vengono estratti attraverso questa incisione, i vasi sanguigni e i dotti deferenti sono legati o cauterizzati per prevenire emorragie, e infine i testicoli vengono rimossi. In alcune tecniche moderne, l’incisione può essere lasciata aperta per guarire naturalmente, specialmente nei gatti giovani e sani, poiché questo metodo riduce il rischio di infezioni post-operatorie.

Mentre l’orchiectomia è raccomandata per tutti i gatti, alcune razze possono presentare esigenze o considerazioni particolari:

  • Persiani: sono noti per essere gatti calmi e affettuosi. La castrazione nei Persiani riduce ulteriormente il rischio di aggressività e rende il loro temperamento ancora più dolce.
  • Sphynx: questa razza senza pelo è più incline a infezioni cutanee. Una tecnica chirurgica accurata e una cura post-operatoria adeguata sono essenziali per evitare complicazioni.
  • Bengala: gatti molto energici e territoriali. L’orchiectomia aiuta a moderare i comportamenti dominanti e la marcatura del territorio.

Qual è l’età migliore per sterilizzare un gatto maschio?

In generale, l’età migliore per castrare un gatto maschio è tra i 4 e i 6 mesi. Tuttavia, ci sono situazioni in cui la procedura può essere eseguita più precocemente (a partire dalle 8 settimane) o più tardi (dopo i 6 mesi), a seconda delle esigenze del gatto e delle raccomandazioni del veterinario.

  1. Castrazione precoce (8-16 settimane):
    • Utilizzata soprattutto nei rifugi e nei programmi di adozione per evitare la riproduzione prima che il gatto venga adottato.
    • È sicura se il gatto è in buona salute e con un peso adeguato.
    • Benefici: guarigione più rapida e minori complicazioni post-operatorie.
  2. Castrazione standard (4-6 mesi):
    • Il periodo più comune raccomandato dai veterinari.
    • In questa fase, il gatto è abbastanza maturo fisicamente, ma non ha ancora sviluppato comportamenti indesiderati legati agli ormoni sessuali.
  3. Castrazione tardiva (oltre i 6 mesi):
    • Talvolta scelta per gatti di razze grandi o quando la procedura viene posticipata per ragioni mediche o personali.
    • Possibile rischio di sviluppare comportamenti indesiderati come marcatura o aggressività.

La razza del vostro gatto potrebbe influire sul momento ideale per la castrazione, considerando il suo sviluppo fisico e comportamentale.

  • Maine Coon: questa razza di grandi dimensioni ha uno sviluppo lento, raggiungendo la piena maturità intorno ai 2-4 anni. Si consiglia di aspettare fino ai 6-8 mesi, garantendo uno sviluppo scheletrico adeguato prima della castrazione.
  • Siamese: questi gatti maturano più rapidamente rispetto ad altre razze. Possono essere castrati intorno ai 4-5 mesi, per evitare comportamenti territoriali e vocalizzazioni eccessive.
  • British Shorthair: questa razza cresce lentamente e alcuni allevatori preferiscono castrare i maschi intorno ai 6 mesi, per assicurarsi che abbiano raggiunto un livello adeguato di maturità fisica.

I cambiamenti post-castrazione: carattere

Dopo la castrazione chirurgica, il gatto maschio subisce diversi cambiamenti che riguardano il fisico, il comportamento e l’aspetto psicologico. 

Dal punto di vista fisico, la castrazione porta a una diminuzione della produzione di testosterone, l’ormone responsabile della maturità sessuale e di molti comportamenti legati all’istinto riproduttivo. Questo può causare un rallentamento del metabolismo, rendendo il gatto più incline a prendere peso se la sua alimentazione e l’attività fisica non sono gestite correttamente. Inoltre, si osservano spesso modifiche nella composizione corporea: la massa muscolare può ridursi leggermente, mentre la percentuale di grasso corporeo tende ad aumentare, specialmente nei gatti meno attivi. Tuttavia, il rischio di alcune patologie, come i tumori testicolari e le ferite dovute a combattimenti territoriali, viene completamente eliminato.

Dal punto di vista caratteriale, uno dei cambiamenti più evidenti è la riduzione dei comportamenti dominanti e territoriali. La marcatura con urina, un comportamento comune nei maschi interi, diminuisce drasticamente o scompare del tutto. Anche l’aggressività verso altri gatti e l’istinto di vagabondaggio alla ricerca di femmine in calore tendono a ridursi. Di conseguenza, il gatto diventa meno propenso a intraprendere lotte con altri maschi, il che contribuisce a un miglioramento generale della sua sicurezza e del benessere.

A livello psicologico, il gatto castrato appare spesso più calmo e meno stressato. La pressione legata all’accoppiamento viene eliminata, migliorando la qualità della vita e riducendo gli episodi di agitazione. Nonostante questa maggiore tranquillità, la giocosità del gatto non viene compromessa: rimane curioso, attivo e pronto a interagire con i membri della famiglia, a condizione che gli vengano forniti stimoli adeguati. In alcuni casi, i gatti castrati diventano persino più affettuosi e desiderosi di compagnia umana.

Come avviene la castrazione chimica del gatto?

La castrazione chimica è una tecnica utilizzata per sterilizzare temporaneamente il gatto maschio senza ricorrere a un intervento chirurgico. Questo metodo si basa sull’uso di sostanze farmacologiche che inibiscono la produzione di ormoni sessuali, in particolare il testosterone, eliminando così il desiderio riproduttivo e i comportamenti legati alla fertilità. A differenza della castrazione chirurgica, la castrazione chimica è una soluzione reversibile e non invasiva, sebbene non definitiva.

Il processo di castrazione chimica può essere effettuato attraverso due modalità principali. La prima consiste nella somministrazione di iniezioni ormonali contenenti farmaci come progestinici o analoghi dell’ormone gonadotropina. Questi farmaci agiscono temporaneamente, sopprimendo l’attività delle gonadi e riducendo la produzione di testosterone. Le iniezioni vengono somministrate sottocute o intramuscolo e hanno un effetto limitato nel tempo, variabile da alcune settimane a diversi mesi, richiedendo dunque somministrazioni periodiche per mantenere l’efficacia.

La seconda modalità utilizza impianti sottocutanei contenenti deslorelina, una sostanza che interferisce con la ghiandola pituitaria, bloccando la produzione degli ormoni che stimolano i testicoli. L’impianto viene inserito sotto la pelle, generalmente nella zona del collo o del dorso, in una procedura semplice che non richiede anestesia generale. L’effetto dell’impianto può durare da 6 mesi a 2 anni, a seconda del dosaggio e del tipo di dispositivo utilizzato.

Prima di iniziare il trattamento, il veterinario esegue un’analisi approfondita dello stato di salute del gatto per verificare che non vi siano controindicazioni. Durante la somministrazione, il gatto può essere leggermente sedato, se necessario, per facilitare il procedimento, soprattutto nei soggetti più nervosi.

Gli effetti della castrazione chimica sono simili a quelli osservati nella castrazione chirurgica, ma temporanei. Il testosterone si riduce gradualmente, con conseguente diminuzione dei comportamenti territoriali, come la marcatura urinaria, l’aggressività verso altri gatti e il vagabondaggio alla ricerca di femmine in calore. Al termine dell’effetto del farmaco, la funzione riproduttiva del gatto ritorna alla normalità.

Quando sterilizzare il gatto?

La castrazione chimica del gatto maschio può essere effettuata a partire da un’età in cui l’animale raggiunge la maturità sessuale, generalmente tra i 6 e i 9 mesi. Tuttavia, l’età ideale dipende dalla razza e dal contesto in cui il gatto vive, considerando la sua maturazione fisica e comportamentale.

Per razze come il Ragdoll, noti per il loro temperamento docile e rilassato, la castrazione chimica può essere presa in considerazione intorno ai 7-8 mesi. Questa tempistica consente di prevenire la comparsa di comportamenti sessualmente motivati, come la marcatura territoriale, senza interferire con il loro naturale sviluppo fisico. Inoltre, essendo una razza particolarmente adatta alla vita in famiglia, il controllo dei comportamenti territoriali può essere fondamentale per mantenere l’armonia domestica.

Nei Siberiani, gatti robusti e indipendenti, ma che sviluppano un forte legame con i loro proprietari, la castrazione chimica può essere iniziata intorno agli 8 mesi. Questa razza, pur avendo un temperamento meno marcato rispetto ad altre in termini di territorialità, può comunque trarre beneficio dalla sterilizzazione temporanea per evitare vagabondaggi o marcature indesiderate, soprattutto se vive in un ambiente con accesso all’esterno.

Nel caso di razze più vivaci come gli Oriental Shorthair, che condividono alcune caratteristiche comportamentali dei Siamesi ma con un’energia ancora più marcata, la castrazione chimica può essere considerata tra i 6 e i 9 mesi. Questi gatti possono manifestare un forte desiderio di accoppiamento, vocalizzazioni eccessive e marcatura territoriale precoce, rendendo necessario un intervento tempestivo.

Per i Norvegesi delle Foreste, una razza che combina indipendenza e grande adattabilità, la castrazione chimica può essere pianificata intorno ai 9 mesi. Essendo una razza a sviluppo relativamente lento, questa tempistica permette di preservare il loro sviluppo naturale pur intervenendo sui comportamenti legati agli ormoni.

Cosa succede quando si castra un gatto maschio?

Sul piano fisico, la castrazione chimica non comporta la rimozione dei testicoli, quindi la diminuzione degli ormoni sessuali è graduale e controllata dal trattamento farmacologico. Questo significa che gli effetti, come il rallentamento del metabolismo e la maggiore predisposizione all’aumento di peso, sono più lievi e reversibili una volta cessato il trattamento. 

Sul piano caratteriale, la castrazione chimica offre una soluzione temporanea. Quando il trattamento chimico viene interrotto, i livelli di testosterone tornano gradualmente alla normalità, e con essi anche i comportamenti legati alla fertilità. Questo può rappresentare un vantaggio per i proprietari che desiderano un controllo a breve termine, ad esempio per gestire un periodo specifico di convivenza con altri animali, ma può risultare meno efficace per coloro che cercano una soluzione definitiva.

Dal punto di vista psicologico, la castrazione chimica comporta una riduzione dello stress legato agli impulsi sessuali, simile a quella osservata con la chirurgia. 

Quali sono i pro e i contro della castrazione?

Castrazione anti-randagismo

Tra i vantaggi principali:

  1. Comportamentali: riduce la marcatura territoriale con l’urina, l’aggressività verso altri gatti maschi e il desiderio di vagare, diminuendo il rischio di incidenti stradali o combattimenti.
  2. Sanitari: elimina il rischio di tumori testicolari e riduce la probabilità di malattie legate all’apparato riproduttivo.
  3. Sociali: previene la riproduzione incontrollata, contribuendo a ridurre il numero di gatti randagi.

E gli svantaggi:

  1. Aumento del rischio di obesità: dopo la castrazione, il metabolismo del gatto rallenta, rendendolo più incline all’aumento di peso, specialmente se non si controllano la dieta e l’attività fisica.
  2. Possibili cambiamenti comportamentali indesiderati: sebbene la castrazione riduca comportamenti aggressivi e territoriali, alcuni gatti possono diventare più sedentari o, in rari casi, sviluppare apatia.
  3. Procedura irreversibile (castrazione chirurgica): la sterilizzazione chirurgica è permanente, eliminando la possibilità di ripristinare la fertilità se il proprietario cambiasse idea o volesse utilizzare l’animale per la riproduzione.

Quanto costa sterilizzare un gatto?

Il costo della sterilizzazione dei gatti maschi in Italia varia in base a diversi fattori, tra cui la città, la clinica veterinaria scelta e il tipo di procedura (chirurgica o chimica). Generalmente, la castrazione chirurgica è più comune ed economicamente accessibile rispetto ad altre opzioni, con prezzi che oscillano tra i 50 e i 120 euro.

La castrazione chimica, invece, comporta costi più elevati, poiché include l’acquisto di impianti sottocutanei o farmaci specifici. I prezzi possono variare da 100 a 200 euro, a seconda della durata e del tipo di trattamento. Questa opzione è meno comune e scelta principalmente in situazioni particolari.

E la sterilizzazione del cane? Maschio e femmina

La sterilizzazione del cane femmina o del cane maschio differisce per alcuni aspetti rispetto a quella del gatto. Nei cani, l’intervento è spesso più complesso, specialmente per le femmine, poiché comporta un’operazione più invasiva rispetto all’orchiectomia del maschio. Nei gatti, invece, la sterilizzazione è generalmente più rapida e con tempi di recupero più brevi. I benefici principali sono simili per entrambe le specie: prevenzione di gravidanze indesiderate, riduzione di comportamenti territoriali e diminuzione del rischio di malattie riproduttive. Tuttavia, nei cani, l’intervento può avere un impatto maggiore sul carattere e il metabolismo, richiedendo un’attenzione particolare alla gestione del peso e dell’attività fisica rispetto ai gatti.

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